Torniamo alla domanda sul perché io sia qui.
La storia che mi accingo a raccontarvi, ve l’ho detto, è nata come una sciarada, come un gioco di prestigio che segue lo stesso schema di “Psyco” di Alfred Hitchkock o del “Sesto senso” di M.Shimalan, solo per citarne alcuni. Vi racconto una storia, vi porto per mano lungo il percorso da me tracciato e alla fine vi sorprendo mostrandovene un’altra completamente differente, scoprendo un racconto che parla di un’altra cosa. È nata in questo modo, un “what if?”; che cosa accadrebbe se…. Aggiungo che è nata dalla fine (come dovrebbe essere per tutte le storie fatte bene), ma non è finita lì. In quell’istante era nata solo metà della storia anche se io ancora non lo sapevo. All’epoca era solo un racconto con una trama complessa e intrigante, ma comunque solida; come si suole dire, l’impalcatura reggeva. Ma poi è accaduto un fatto strano, e cioè la storia si è allungata ed ha assunto un’altra dimensione, più elevata, forse più ambiziosa.
Ma ve l’ho detto, non è colpa mia.
Direi quindi che ci siamo, direi che possiamo cominciare, anche perché manca poco.
Il genere è la fantascienza, ma non perché sia l’unico genere che preferisco; è fantascienza perché si ambienta nel futuro (ma esiste il futuro?) e parla di cose ancora impossibili o quantomeno non ancora accadute; ma quello è solo l’ambiente al contorno, il pretesto, la scusa per iniziare il viaggio. Si, perché questa storia è diventata un viaggio che, come il protagonista, nemmeno io avrei mai immaginato.
È stata una rivelazione?
Non lo so; di sicuro la sensazione che ho avuto, come ho già avuto occasione di raccontarvi, è stata quella di non averla creata io ma di averla “vista”, “osservata”, vissuta come un “osservatore”, e di averne assistito allo sviluppo un poco alla volta; il tutto in modo estremamente naturale.
La storia si chiama Möbius, come il nastro e non avrebbe potuto chiamarsi diversamente.
Esso è una cosa strana, semplice da descrivere ma difficile da comprendere completamente. Lo vedi, lo tocchi, ma è molto di più di quello che sembra.
Lo conoscete?
Ah, dimenticavo…lei è Linda.
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